Ugento e le sue Marine
Ugento è una città di 11.813 abitanti del Salento in provincia di Lecce. Sorge a pochi chilometri dalla costa del Mar Ionio, nella parte sud-occidentale della provincia.
Con Determina n° 245 del 03.06.2008, l’Assessorato allo Sviluppo Economico della Regione Puglia ha riconosciuto Ugento "Città d'arte".
In dialetto salentino il nome del paese è Uscentu.
Le Marine di Ugento "in ordine geografico partendo da Nord"
Mare Verde
Torre San Giovanni
Fontanelle
Torre Mozza
Lido Marini
Geografia
Il paese sorge su un colle, a un'altezza di 108 metri sul livello del mare. È posizionato a sud-ovest di Lecce, dal quale dista 60 km, ed è equidistante da Gallipoli e Santa Maria di Leuca, rispettivamente 25 km verso nord e 23 km verso sud.
L'area comunale è la seconda per estensione fra i comuni della provincia di Lecce; comprende le frazioni di Gemini e Torre San Giovanni (dal 2006) e le marine di Torre Mozza e Lido Marini.
La costa si affaccia sul mar Ionio per un'estensione di circa 8 km ed è prevalentemente bassa e sabbiosa, con rocce solo in alcuni brevi tratti. A ridosso della costa sono presenti numerosi bacini artificiali contornati da sterpeti e boschi di macchia mediterranea che si estendono fino all'entroterra, dove lasciano spazio a un paesaggio tipicamente agreste, caratterizzato da uliveti e vigne su bassi colli di rocce e terra rossa.
Stratigraficamente il territorio è costituito da terreno vegetale e alternanze di calcari compatti (calcilutiti organogene), arenarie e calcareniti, terreni altamente permeabili e inclini a fenomeni carsici d'erosione (doline). Vista la totale mancanza di corsi d'acqua dolce superficiali, l'approvvigionamento idrico è dato dall'acquedotto pugliese e da pozzi artesiani.
Nel maggio 2007 la Regione Puglia, con Legge Regionale n. 13 del 28 maggio 2007, ha ufficialmente istituito il Parco Litorale di Ugento.
Storia
Il periodo di massimo splendore per la città è quello che gli storici moderni definiscono "età arcaica", per indicare l'alba delle civiltà in Italia. E fu proprio in questo periodo che, più di un millennio prima dell'avvento di Cristo, Ozan (antico nome di Ugento) fondò le radici di una civiltà che ha prodotto una grande cinte di mura megalitiche di difesa (con un perimetro di 5 km, in alcuni punti raggiungono l'altezza di 14 m e la larghezza di 8 m), il conio delle prime monete come base dell'economia di scambio, preziosi manufatti in creta e bronzo e la statua di Zeus, protettore della città. Il culto di Zeus era molto forte: in suo onore si ergevano santuari e si dedicavano pellegrinaggi e giochi.
Ugento, principale centro religioso del Salento, fu anche fortezza inespugnabile dal punto di vista militare e fiorente civiltà agricola e artigianale, vasto scalo navale di merci, sede di uno dei più imponenti porti del passato e per molti secoli una vera e propria potenza culturale. Il declino della città ebbe inizio dalla rivalità con Taranto e fu definitivo con la conquista romana: si combatterono numerose guerre (Pirro intervenne in una di queste) con la conseguente decimazione della popolazione ugentina fino alla cancellazione totale, ad opera di Roma, che non perdonò mai l'aiuta dato dagli ugentini ad Annibale, consentendogli i rifornimenti e favorendogli l'arrivo in Italia. La storia di Ugento dei secoli successivi è caratterizzata da una società di tipo latifondista nel medioevo e da una scomparsa quasi totale della popolazione, durante la peste del XVII secolo. La città conserva gelosamente le tracce della sua gloria: la statua bronzea di Zeus e i resti del tempio a lui dedicato e il megalite troncoconico di Terenzano. La città conserva anche il castello del XII secolo, grande dimora fortificata dei nobili feudatari del tempo. Altri monumenti della città sono la concattedrale, stupendo esempio di stile rinascimentale con rifacimenti barocchi e il palazzo dell'episcopio. Numerosi sono i luoghi di culto, come chiese e cappelle, sparsi nel territorio ugentino: i più conosciuti sono l'eremo del Casale e la chiesa della Madonna del Curato.
Economia
L'economia si basa sul settore primario, sulla trasformazione dei suoi prodotti e sul turismo.
Fra le varie coltivazioni presenti, predominanti sono quelle della vite e dell'ulivo, le cui industrie associate sono fiorenti. Sono inoltre diffusi la pesca e l'allevamento di ovini e di pollame. Viene effettuata l'estrazione del tufo da alcune cave.
Il settore turistico si è notevolmente ampliato nell'ultimo decennio, facendo dell'area di Ugento e in particolare di Torre San Giovanni un'affollata meta del turismo estivo. Nonostante lo sviluppo dei servizi dedicati (case di villeggiatura e alberghi, ristoranti, spiagge, agriturismi, locali notturni, manifestazioni culturali), le infrastrutture turistiche rispondono ancora solo in maniera appena sufficiente alla domanda. Tuttavia è proprio la semplicità e l'economicità dell'offerta ad attrarre i turisti, oltre al tipico folklore locale e alle bellezze del territorio, quando non intaccato dall'uomo. Infatti, l'inquinamento, sia terricolo che marino, e l'abusivismo edilizio sono due fenomeni sempre più diffusi che, in mancanza di una seria politica ambientale, stanno rovinando le attrattive naturali della zona.
Al di là di questi settori l'economia locale è statica e conserva una certa arretratezza. Con Determina n° 245 del 03.06.2008, l’Assessorato allo Sviluppo Economico della Regione Puglia, ha ha disposto l’iscrizione di Ugento nel Registro Regionale delle LOCALITÀ AD ECONOMIA TURISTICA
Territorio
Il territorio di Ugento è vasto e piuttosto variegato. L'ampiezza della costa va di pari passo con una considerevole estensione nell'entroterra, caratterizzata da un sistema di coltivazione intensivo soprattutto di ulivo e vite e da massiccia presenza di aree di pascolo. In alcune zone sono ancora presenti serre adibite alla coltivazione di tabacco. Nonostante la grande estensione, le aree urbane sono relativamente piccole, il che spiega la non alta densità demografica.
L'istituzione del Parco Litorale di Ugento si prefigge di studiare e salvaguardare le numerose specie floristiche e faunistiche che hanno eletto questa zona a loro habitat. Si ricordino alcune specie di aironi, pellicani, cormorani e cigni che sono soliti eleggere la zona a proprio domicilio temporaneo nel corso delle migrazioni nei diversi periodi dell'anno[1]. Soprattutto per quanto riguarda i cigni, Ugento si è trovata recentemente alla ribalta della cronaca quando, nel 2006, l'area dei bacini fu posta in quarantena a causa di uno di questi volatili deceduto per influenza aviaria. Questo episodio rappresentò uno dei pochi casi accertati di questo morbo su tutto il territorio nazionale e creò una sorta di psicosi nella popolazione, tant'è che si assistette all'abbattimento di ingenti quantità di capi di pollame all'interno degli allevamenti, nel timore di un possibile contagio.
Una particolarità importante del territorio di Ugento è costituita dalla presenza dei bacini di bonifica. La zona in prossimità della costa, fin dalla sua più remota storia, si è caratterizzata per la presenza di vaste aree paludose e malsane che costituivano l'habitat ideale per la zanzara anofele, portatrice di malaria. Nelle cronache del Regno d'Italia, infatti, si segnalava l'alto tasso di mortalità della popolazione proprio a causa della facilità di contrarre questa malattia. Il problema fu affrontato in varie sedi e vari modi, con risultati altalenanti e non sempre pienamente soddisfacenti, fino al 1923, anno in cui le paludi ugentine furono inserite nel programma nazionale di bonifica delle zone malariche promosso da Mussolini. Nel 1927, l'istituzione del Consorzio di bonifica Ugento-Li Foggi permise di dare il via ai lavori di risanamento che consistettero principalmente nella costruzione di grandi bacini, collegati fra loro tramite canali e sfocianti in mare, che permisero il deflusso delle acque altrimenti stagnanti. Con il terreno di risulta furono colmate le zone di maggiore depressione, consentendo il recupero di vastissime aree in parte rimboschite a conifere e in parte destinate all'agricoltura (in quanto il bacino costituiva un'importante risorsa idrica per l'irrigazione) e soprattutto permettendo di debellare definitivamente la malaria. Le aree interessate erano quelle delle paludi "Mammalìe" (più a nord rispetto alla linea della costa) e "Pali" (ai confini con il territorio di Salve, i bacini che ne risultarono hanno tutt'ora i nomi delle contrade agricole in cui sussistono: Suddenna, Bianca, Ulmo, Rottacapozza (nord e sud), Spunderati (nord e sud) e l'ultimo, prospiciente al territorio della marina di Salve e non collegato con gli altri, Pali.
Sport
La squadra di volley maschile storica di Ugento è la Falchi Ugento, che milita in Serie B1. Ha iniziato la sua carriera proprio in questa squadra un ugentino illustre, Mirko Corsano, poi Campione del Mondo con la Nazionale italiana di pallavolo nel 1999 e insignito in quell'occasione anche del titolo di miglior libero del torneo. Sempre i Falchi videro anche la presenza tra le proprie fila di un giovane Ferdinando De Giorgi. Il miglior piazzamento della squadra fu costituito dalla militanza in serie A1 nell'anno 1981/82 con il nome di Victor Village Ugento.
Eventi, feste e fiere
Monumento a San Vincenzo di Saragozza D. e M. nell'omonima Piazza della città di Ugento, di cui il santo è Patrono
Processione in onore di San Giuseppe ArtigianoFesta e fiera del patrono San Vincenzo (22 gennaio).
Festa della madonna della Luce (16 febbraio): Legata ad un antico miracolo, nel quale si narra che la Madonna ridette la vista ad un vescovo cieco che si recava al santuario di Santa Maria di Leuca. Si festeggia la Vergine nel luogo dove è avvenuto il miracolo, dopo una processione verso la chiesetta sorta in loco.
San Giuseppe (19 marzo): é consuetudine dar fuoco alle "focareddrhe", covoni di rami d'ulivo provenienti dalla mondatura annuale.
Pasquetta alla Madonna del Casale: scampagnata all'eremo del Casale, una collinetta vicino al paese sul quale è sita una antica chiesa costruita da un naufrago sopravvissuto ad una tempesta grazie all'intervento della Madonna. Si tiene il lunedì successivo al Lunedì dell'Angelo.
Festa di San Giuseppe Artigiano (1º maggio): festa dei lavoratori, festeggiato presso la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, con Sante Messe nella mattinata, processione nel tardo pomeriggio. Il programma civile comprende il ritorno da quest'anno della tradizionale sagra del dolce, concerto bandistico, luminarie, spettacolo pirotecnico e concerto di musica leggera o popolar-tradizionale.
Festa della Madonna dell'aiuto (seconda domenica di agosto): Festeggiamenti con fuochi pirotecnici e suggestiva processione in mare.
Festa e fiera Santi Medici (26-28 settembre).
Premio internazionale di archeologia Zeus città di Ugento (settembre): il Premio è un evento che si ripete annualmente ed ha come scopo quello di dare un riconoscimento pubblico a coloro che si distinguono nel campo dell’archeologia. Le sezioni del premio sono:
Giovani laureati in Archeologia in Italia ed all’estero;
Premio alla carriera;
Innovazione e Tecnologia;
Restauro Archeologico;
Investimenti in Ricerca;
Missione all’estero;
Trasmissione Televisiva.
Premio Mauro Carratta (tra giugno e luglio): in ricordo di un giovane artista ugentino prematuramente scomparso, si tiene ogni anno gli inizi della stagione estiva una manifestazione canora di crescente importanza, volta alla scoperta e alla promozione di giovani talenti musicali. Organizzata dall'associazione Gli amici di Mauro, questa kermesse ha assunto negli anni un rilievo sempre maggiore. Nel 2008 la manifestazione si è svolta il 5 luglio in Piazza San Vincenzo ed è stata condotta da Fernando Proce. Il primo premio ed il premio critica sono stati vinti dal cantautore torinese Fabio Caucino; il premio al miglior testo è stato vinto da Gianfranco Mauto di Roma, mentre quello alla miglior composizione musicale da Federico D'Annunzio di Ascoli Piceno.
Enogastronomia e altre tipicità
Le specialità culinarie di Ugento si iscrivono nella tradizione contadina: si tratta quindi per la maggior parte di piatti poveri, con ingredienti semplici e poco lavorati, facilmente reperibili in natura. Pur non presentando preparazioni strettamente connesse al proprio territorio, Ugento ha fatto di alcune ricette tradizionali la sua "bandiera", come nel caso di ciciri e tria. Si tratta sostanzialmente di una minestra di ceci (ciciri) calda, preparata con un tipo di pasta fatta in casa (tria) fatta con un impasto di farina, acqua e sale, tirata in una sfoglia sottilissima e tagliata in striscioline irregolari. La tradizione prevede che una parte di questa pasta venga tenuta da parte, fritta, spezzettata e distribuita sui piatti prima di servire (frizzuli). Questa pietanza viene tradizionalmente preparata il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, in segno di devozione al santo. Si parla infatti di massa de San Giuseppe, dove massa è un altro nome dato alla medesima preparazione. La tria si può anche gustare, in alternativa, in minestra con cime di rapa fresche (culli mugnuli), in questo caso senza frizzuli. La composizione di questa pasta la rende inadatta a preparazioni asciutte o fredde, in quanto potrebbe risultare collosa. A ciciri e tria è dedicata una importante sagra, che si tiene nei mesi di luglio/agosto nel centro storico del paese che attira turisti e visitatori da paesi vicini e non.
Altri piatti tipici sono le fave nette (purea di fave accompagnata da crostini di pane fritto), la pitta di patate (sformato di patate arricchito con ingredienti vari, principalmente pomodoro, olive nere, peperoncino e formaggi) e lo scapece (pesciolini conservati in una specie di mollica dal colore giallo acceso e dal tipico odore pungente).
Nel periodo natalizio, ma non solo, le massaie si dedicano alla preparazione delle pittule, ovvero delle frittelle tonde fatte di pasta molto lievitato tenute poi semplici (vuote), oppure con l'aggiunta nell'impasto di cime di rapa lessate, cavolo lessato, acciughe, capperi, olive nere, pomodoro, peperoncino, ecc ecc. Oltre alle pittule è d'obbligo consumare lo stoccapesce (baccalà), che viene acquistato un mese prima, tenuto a bagno e poi consumato la sera della vigilia di Natale. I dolci tipici di Natale sono invece i purceddhruzzi, piccoli gnocchetti fatti con farina, acqua, zucchero, lievito, anice, scorza e succo di arancia, fritti e poi colati con il miele. Il nome vuol dire "porcellini", perché una volta fritti questi dolci prendono una forma tondeggiante e leggermente allungata, simile appunto alla pancia di un maialino.
A Pasqua, invece, si è soliti trovare sulle tavole i pecureddhri, ovvero agnellini fatti di pasta di mandorle che vengono generalmente benedetti durante la Santa Messa dell'Ultima Cena.
Come detto, la cucina ugentina tradizionale è sostanzialmente povera, ma non per questo meno gustosa. Ne sono un esempio le numerose ricette in cui vengono coinvolti i pampasciuni o lampascioni, una specie di tubero simile alla cipolla che viene raccolto in settembre, successivamente lessato e tenuto a bagno in una soluzione di acqua e aceto, in modo da perdere il tipico sapore amarognolo. Conservati in vasi di vetro vengono poi impiegati in insalate, frittate, ma anche mangiati così semplicemente, in quanto il retrogusto amaro favorisce la digestione.
Altro dolce tipico sono le fiche culle mennule: a settembre si raccolgono i fichi ormai giunti a maturazione, si spaccano a metà e si lasciano essiccare al sole per un paio di settimane (o più, a seconda delle dimensioni). Una volta secchi, si pone al centro di ogni fico una mandorla tostata, si richiudono le due metà, si pongono in vasi di vetro ricoperti di miele e si conserveranno così per tutto l'inverno.
Su tutto questo, non può mancare il vino. Il territorio di Ugento è coltivato a vigna per una consistente estensione, per cui il vino tipico è sostanzialmente autoctono. Fermo, principalmente rosso, o rosato, il vino tipico è del tipo "primitivo" e "negramaro", molto robusto, adatto per accompagnare piatti saporiti come carni o sughi. Anche ad Ugento è molto sentita la tradizione di San Martino (11 novembre), quando si suole assaggiare per la prima volta il vino novello, risultato dalla vendemmia settembrina. Per l'occasione si accompagna il bicchiere di rosso con grigliate miste e con castagne arrostite, rigorosamente alla brace.